Giorgio Celiberti Affreschi e segni
Giorgio Celiberti
Affreschi e segni
inaugurazione sabato 30 marzo alle ore 18
in collaborazione con MAG Como
40 opere
Giorgio Celiberti nasce a Udine nel 1929. Studia con Emilio Vedova e appena diciannovenne partecipa alla Biennale di Venezia del 1948. Nei primi anni cinquanta si trasferisce a Parigi poi a Bruxelles grazie ad una borsa di studio del Ministero italiano della Pubblica Istruzione per poi trasferirsi a Londra nel 1957 per un anno. Ritorna in Italia nei primi anni Sessanta
Partecipa a molte collettive tra cui si ricordano la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1948 con l’opera Ferrovia, del 1950 con l’opera Composizione, del 1954, del 1956 e quella del 150º anniversario dell’Unità d’Italia del 2011 presentato da Bruno Mauresing con l’opera L’arte non è cosa nostra. Vanta ben 5 partecipazioni alla Quadriennale di Roma tra il 1952 (VI edizione) e il 1973 (X edizione), e nell’ambito di questa manifestazione è tra i premiati della VII edizione del 1955-1956, inoltre tra le varie mostre va ricordata quella della nuova pittura italiana al Museo Kumakura in Giappone nonché molte altre mostre all’estero.
Nel 1963 una sua opera viene esposta alla mostra Contemporary Italian Paintings, allestita in alcune città australiane. Nel 2003 vince il Premio Sulmona
Molte sono le personali a lui dedicate in diverse istituzioni museali quali quella al Palazzo dei Diamanti a Ferrara del 1989, al Grand Palais di Parigi del 1989, l’antologica al museo Villa Breda a Padova del 2005, quella del 2009- 2010 per gli ottant’anni del maestro al museo ebraico di Venezia, la mostra “La passione e il corpo della storia” realizzata tra il 2014 e il 2015 a Ravenna. Nel 2016 espone presso la Biblioteca di Philippe Daverio a Milano. Da aprile a giugno 2018 al Museo Marino Marini – Palazzo del Tau di Pistoia è stata allestita la mostra “Giorgio Celiberti. Il segno e la materia”
Emilio Vedova
Celiberti è un pittore diciannovenne che ho conosciuto nel 1946 e da quel tempo l’ho seguito costantemente.
Credo sarà palese a tutti la sua forza di pittore. Si potrà discutere più o meno, se volete, sulla impostazione del quadro od altro.
È evidente che Celiberti si è mosso e non nel gusto standardizzato dei più che fanno la pittura “alla maniera di…”
Non parleremo di punti d’arrivo, anche perché questi punti d’arrivo in un giovane diciannovenne significherebbero arrivi d’altri.
Tuttavia il caso Celiberti va seguito, inoltre, per quell’impegno e quel vigore che rivelano un giovane fortemente nato alla pittura, estraneo alla superficialità arrivistica dei troppi giovani improvvisati senza destino.
In: Giorgio Celiberti, catalogo della mostra, Galleria Sandri, Venezia, 1949
Renato Guttuso
Il pittore Celiberti si è fatto subito notare come un temperamento di raro impeto sin dalle sue prime esposizioni. Alla Biennale del 1954, che fu un’esposizione oscura, nel senso che i valori erano confusi e mal piazzati, l’aggressiva chiarezza dei quadri di Celiberti colpiva il visitatore.
Celiberti, come in genere i veneti, e particolarmente i Friulani, possiede la facoltà innata del dipingere.
[…] Se in Celiberti si ha a volte l’impressione che la foga lo trascini o la materia viva di un bollore uniforme, resta tuttavia con efficace insistenza l’autentica presenza dell’ispirazione. Resta il mondo fondamentalmente originale attraverso cui Celiberti si accosta alla realtà, resta un piglio sempre sicuro nel cogliere l’accento giusto; e ilcoraggio della propria fantasia.
[…] Non è difficile prevedere per Celiberti un lungo cammino; tocca a lui discernere il vero e il meno vero nella sua foga, a lui saper alternare l’audacia alla temperanza, saper correggere ogni convinzione con qualche cosa del suo contrario; secondo quel procedere appassionato e ostinato che mi pare gli sia proprio, verso un’arte più complessa e più matura.
In: Celiberti, pieghevole della mostra. Galleria II Pincio, Roma, 1955
Italo Calvino
Caro Celiberti, la tua pittura mi piace perché è robusta e raffinata allo stesso tempo; perché c’è dentro un senso di solitudine delle cose, una soddisfazione della fisicità, un piacere nella fatica di esistere, e insieme una continua ricerca della musica che scorre tra le cose, ritmo e canto. Il mondo ha per te tutto il suo peso doloroso, la sua opaca difficoltà ma è soprattutto attraverso a tutto questo che tu raggiungi la tua colorata esultanza e salute.
In: Celiberti, catalogo della mostra, Galleria dell’Obelisco, Roma, .1961