Giovanni Lombardini 2019 – 1971 = ITINERE | Vernissage
2019 – 1971 = ITINERE
A cura di Massimo Pulini
Saranno esposte 50 opere prodotte dal 1980 al 2019
Inaugurazione sabato 22 febbraio – ore 18.00
Sede mostra:
Galleria d’Arte Cinquantasei – Bologna
Via Mascarella 59/b
In collaborazione con Zamagni Galleria d’Arte e cornici, Rimini
[…] Questa premessa, che apparirà di ambito generale, in realtà è stata scritta pensando al lavoro di Giovanni Lombardini, al suo dipingere estremo, senza l’uso dei pennelli, una tecnica che vuole risalire alla sorgente chimica del colore e alla fisica delle materie. Il procedere di Giovanni trova, già nella sua singolarità, gli elementi di una distinzione e i caratteri del suo stile.
Il crogiolo nel quale prepara la miscela cromatica è spesso calibrato su forze contrastanti, un patto da stabilire tra solventi e catalizzatori, tra essenze che diluiscono e agenti che solidificano, per riuscire a controllare le proprietà attive di quell’impasto e per condurlo verso la giusta destinazione, verso l’approdo dell’opera.
Si potrebbe giungere a dire che il quadro viene dipinto quando ancora si trova nella conca del crogiolo, la pratica e l’esperienza portano l’autore a immaginarlo già prima di venir depositato sul supporto, senza che si precluda l’epifania dell’imprevisto.
La forza di gravità è amica in questa gestione e si unisce alla scorrevolezza delle superfici scelte da Lombardini, levigate e luminose quanto servono per rispondere alla giusta disposizione e per ottenere la migliore livrea del fluido colorato. Trasparenza e ottusità stipulano un altro armistizio che fa somigliare queste opere a vetrate trafitte dal sole. L’impressione di una irradiazione di luce, interna ai laminati, è suggerita dalla eccezionale saturazione cromatica, che giunge a impensabili timbri, squillanti come trombe, di contro a insondabili profondità delle tinte più oscure.
Quel colore, un attimo dopo essersi depositato, è così sensibile da reagire al soffio dell’autore, fissandosi in forme ora biologiche e ora geometriche. Produce risacche e sovrapposizioni non troppo distanti dagli effetti delle croccanti lacche usate cinque secoli fa da Paolo Veronese o da Tiziano Vecellio. Allora il timbro diventa vitreo come un lago di montagna e davvero incantato, come quando da bambini bastava una cartina di caramella sugli occhi per farci vedere un mondo favoloso.
Massimo Pulini
(tratto dalla prefazione al volume della mostra)
Negli altri saloni della galleria sarà allestita la mostra “Arcadia di Matteo Pagani” e una collettiva di Novecento con artisti quali Balla, Sironi, Guttuso e altri