CLETO TOMBA

1898-1987
Nato nel 1898, rivelò precocemente la sua propensione all’arte figurativa: alcuni collezionisti conservano statuine eseguite da lui quando aveva quattro-cinque anni.
Nel 1917 si diplomò in scultura all’Accademia di Bologna (allora Regio Istituto di Belle Arti). Pochi giorni dopo fu chiamato alle armi e rimase arruolato fino al 1920. Mandato subito al fronte, rimase ferito due volte in azioni di attacco alle trincee austriache.
Dopo il servizio militare si dedicò completamente all’arte; prima nel suo paese, Castel San Pietro Terme, e poi a Bologna, costretto dalle condizioni economiche a una vita molto grama: insegnamento saltuario in scuole private, partecipazioni a mostre locali, concorsi, qualche monumento ai caduti, qualche targa funeraria, qualche santo per le chiese. E una produzione intensissima, fatta per amore, quella delle sue «figurine» in terracotta policroma che a un certo punto divenne una scelta pressoché esclusiva. Entrando in campo come scultore serio, l’artista venne a trovarsi in una congiuntura storica che prende il nome dai Valori Plastici e dal “ritorno all’ordine”. Tomba non si preoccupò granché di queste formule, ma partecipò decisamente alle loro tendenze di stabilità costruttiva nel plasmare i monumenti celebrativi che escono dal suo studio. Naturalmente, le composizioni risentono di un certo clima dannunziano: in questo senso, il monumento più ambizioso è quello di Imola, premiato ma non realizzato (1922). Insegnò saltuariamente all’Accademia, partecipò alla Biennali, si diede da fare con i monumenti, ma già sentiva che la grande statua non era il suo forte. In seguito, proprio sulla statuina cominciarono a concentrarsi i suoi interessi. Le sue mostre, dal 1930 circa in poi, furono tutte di statuine: accanto ai soggetti di tipo letterario, come il famoso Don Chisciotte e l’altrettanto famosa Manzoniana, troviamo soggetti di genere - quali la Predica, la Passeggiata Serale, l’Abbeveratoio. Le sue sculture sono l’effigie della vita quotidiana dei poveri e dei ricchi, sia seduti nelle panchine dei Giardini Margherita, sia in piedi a conversare. Magari appoggiati a un tronco d’albero. Straordinari i volti, marcati da satirici effetti, dagli sguardi penetranti, dai musi arcigni, dalle mani nervose appena fuori dai proverbiali mantelli del tempo. E che dire dei personaggi illustri dell’arte e della cultura e della scienza come Dante, Goya, Leonardo, Michelangelo, Touluse-Lautrec e Giuseppe Verdi, sistemati attorno al famoso Guernica di Picasso. Stupendo il Don Chisciotte che donò a Thomas Mann, sarcastica immagine caricaturale.
Nel 1937 vinse per concorso la cattedra di Figura e Ornato Modellato al Liceo Artistico di Bologna. La modesta sicurezza dell’insegnamento stabile chiuse la bohème della sua vita, condivisa negli ultimi anni dalla moglie (Angiolina Cassarini, sposata nel 1932) e aprì il periodo della sua maturità artistica: gli anni a cavallo dell’ultima Guerra. Invitato varie volte alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. Particolarmente impegnata la sua partecipazione alla Biennale Nazionale d’Arte Sacra all’Antoniano. Le rarissime personali ebbero successo ed eco sorprendenti.
Nel 1957 Enzo Biagi ed altri lo convinsero ad allestire una personale alla Gussoni di Milano, mostra che riscosse ampi consensi. L’anno dopo, Tomba modellò le porte bronzee per il Monte di Bologna, la più nota delle opere pubbliche.
Accademico di S. Luca nel 1960, per molti anni dopo il ’68, e fin verso il 1976, Tomba non modellò più figurine a tutto tondo; egli si dedicò per lo più a qualche bassorilievo, spesso di argomento sacro. Solo negli ultimi tempi, prima della sua morte il maestro riprese a modellare statuine con nuovo fervore. Morì a Bologna nel 1987